17 maggio 2017


Lo STUDIO DE PAS 

organizza un CORSO PER LA CURA DELLA BALBUZIE*

in sedute di gruppo e sedute individuali.

Numero chiuso: max 7 partecipanti per ciascun Gruppo.
 Il progetto prevede:

 1) Presentazione:

• delle linee terapeutiche che saranno seguite durante il Corso, derivanti da:
• la nostra “teoria della Balbuzie”, il nostro pensiero.
 Questa Presentazione avverrà nello Studio di V. Maddalena 1, Milano, nei giorni:

25 Maggio e 8 Giugno 2017

Le due giornate sono, entrambe, così suddivise:
• 18,30 – 20,30: Presentazione pubblica del percorso terapeutico.
• Colloqui individualizzati su appuntamento: è possibile, cioè, telefonare al n. 02 805.24.25, o scrivere a r.depas@curarelabalbuzie.it , per chiedere un colloquio.
 N.B. Tali incontri saranno completamente gratuiti e non comporteranno alcun impegno di alcun tipo: si tratta, esclusivamente, di informazioni che sarà mio piacere fornire a chi lo desidererà.

2) Formazione di due gruppi, distinti e separati, sulla base dell’età dei partecipanti:

• Bambini (circa 6-12 anni).
• Adolescenti e Adulti.
A seconda delle richieste che perverranno, è possibile creare un terzo gruppo (13-17 anni).

3) Per ciascun gruppo, il Corso così si articolerà:

Sedute di gruppo: 2 ore.
• Per il gruppo a (Bambini), dalle 10 alle 12.
• Per il gruppo b, dalle 18,30 alle 20,30.
Con il seguente calendario:
• Da Lunedì 12 giugno a sabato 17
• Da lunedì 19 giugno a venerdì 23
• Lunedì 26 e martedì 27 giugno.       
Per ciascun Partecipante, sono previste sedute individuali, che verranno concordate con la Persona di volta in volta, durante il periodo di svolgimento del Corso. Il numero di questi incontri varierà, a seconda dei singoli casi. Per i Bambini, sono previste sessioni con i Genitori.
L’intero Corso, come le sedute individuali, sarà tenuto da me.
Il numero dei Partecipanti è limitato a 7, per ogni gruppo, per rendere possibile una buona conduzione del gruppo, e poter gestire il calendario delle sedute individuali, pensate come parte integrante del Corso.
Per qualsiasi ulteriore informazione, potete telefonare al numero più su riportato, o scrivere al mio indirizzo e-mail. Non esitate a chiamare o a scrivere.
Grazie dell’attenzione,
Dr. Roberto De Pas
 Milano, 15.5.2017.
* Il costo del Corso è di 1.850 euro, e comprende le sedute di gruppo (26 ore totali), le sedute individuali (da programmare), il materiale informatico (le audio e video registrazioni), le sedute con i Genitori e/o con quanti sarà utile coinvolgere nella terapia. La Fattura, che verrà rilasciata, è esente da IVA, e prevede Il Contributo previdenziale del 2% per la Cassa Psicologi e la Marca da Bollo di 2 euro.

26 settembre 2016

Checklist e Balbuzie, nella pratica quotidiana

Ciao Roberto, grazie per il link

Come stai?

L'idea della checklist mi piace molto; nel lavoro di amministrazione mi aiuta a prendere nuove abitudini, soprattutto se riesco ad organizzarla in modo che sia una vera sintesi di quello che devo fare
Infatti a volte non basta segnare che devo verificare, ad esempio, la descrizione dell'albergo su un sito ma devo fare in modo che quella verifica risponda... ad una seconda checklist

Il rischio di perdermi tra i concetti principali e quelli secondari è sempre dietro l'angolo - i concetti secondari non sono tali perché meno importanti ma sono tali perché fanno parte di un insieme di un solo punto della checklist principale

Sembra la rappresentazione stessa del linguaggio... se voglio esprimere un concetto devo trovare le parole adatte per quel concetto (lista principale), ed accertarmi che arrivino a destinazione (devo ascoltarmi)... se mi perdo tra i concetti secondari è la fine

Quando facciamo i check-in in albergo noto che le persone apprendono soltanto una parte delle informazioni che diamo... 

anche in quel caso sto pensando di utilizzare check list diverse a seconda della tipologia di cliente che arriva per dare solo le informazioni più utili e ottimizzare i tempi

A presto!
Alfredo

Ciao Roberto, certo che puoi pubblicarle

Inoltre mi fai venire in mente che, sempre al momento del check-in, il fatto di dover dividere le varie informazioni da dare mi aiuta nella performance vocale... al punto che, superata la balbuzie mi sono dedicato alla modulazione della voce e alla verifica che all'ospite arrivasse il messaggio

Alfredo

23 settembre 2016

la Checklist e la Rieducazione del Linguaggio

La rieducazione del linguaggio crea, anche strategicamente, lo spazio per affrontare la balbuzie nella sua parte “complessa”, e viceversa. Complesso e semplice sono classificazioni utili all’inquadramento del problema: la rieducazione del linguaggio (il problema semplice) ha senso se inserita nel più ampio panorama della personalità del parlante (il problema complesso). Non uno spezzettamento in più parti di un unico problema, quindi: al contrario una visione d’insieme, per trarre vantaggi terapeutici dalle sue dinamiche interne, un rimando fruttuoso, continuo e reciproco, tra problema semplice e problema complesso.

Qui, usando le possibilità che lo spazio blog offre, mettiamo a fuoco il problema semplice con una checklist: una lista di controllo, che aiuti, chi lo vuole, a gestire il proprio linguaggio. Il che è assolutamente necessario: rende concreto un monitoraggio, sempre utile nella balbuzie. Il monitoraggio fornisce elementi di conoscenza: consente un approccio alla balbuzie, diverso rispetto a sommarie sensazioni o giudizi veloci sul proprio linguaggio. Ovviamente, l’utilità consiste nella continuità del suo uso, e nel vedere nella checklist, ben scritto e ben chiaro, che cosa fare sul proprio linguaggio. O sul linguaggio dei propri figli. Perché la checklist diventa un quadro sinottico del linguaggio. Eccola:

1. Oggi, la velocità del mio linguaggio è stata, prevalentemente:
            a. eccessiva.   
            b. media, nei giusti limiti.

2. La pronuncia delle consonanti è stata, in prevalenza:
            a. troppo dura.          
            b. media, nei giusti limti.

3. La pronuncia delle vocali è stata:
            a. troppo dura, gutturale.
            b. media, nei giusti limiti.

4. La respirazione, in alcune circostanze del linguaggio,
            a. ha creato problemi al flusso delle parole, e/o problemi durante le pause. Quando?
            b. non ho avvertito difficoltà.

5. Durante la giornata, il mio linguaggio
            a. ha avuto alcuni momenti di difficoltà. Quando?
            b. ha avuto andamento lineare, soddisfacente.
            c. in una situazione, in particolare, la balbuzie si è fatta sentire di più. Quando?
            d. in una situazione, in particolare, il linguaggio è andato benissimo. Quando?

6. Si sono verificate alcune di queste situazioni?
            a. volevo parlare, intervenire, dire, ma non l’ho fatto per timore di balbettare. Quando?
            b. non ero molto convinto di quel che volevo dire, ma ho parlato per mettermi alla prova.              Quando? E con quale esito del linguaggio?
            c. non ho risposto al telefono, per timore di balbettare.
            d. ho evitato un gruppo di amici, e credo che il motivo sia stato la paura di balbettare.

7. Credo che, oggi, la qualità del mio linguaggio abbia risentito negativamente di una particolare             situazione ambientale. Quale?          

8. La mia balbuzie è caratterizzata, generalmente, da:
            a. velocità del linguaggio.
            b. non riesco a coordinare respirazione e fonazione.
            c. la pronuncia dei suoni è dura.
            d. sento di aver fretta di terminare il discorso.

Stampa questa pagina, e, giornalmente, rispondi alle singole voci. Ti può dare una conoscenza utile del tuo linguaggio.

Non esitare a scrivere a roberto.depas@tiscali.it se vuoi saperne di più. Ti risponderò.
Questa è solo la prima: prossime checklist verranno pubblicate nel sito.




7 luglio 2016

ROBERT WILSON

da REPUBBLICA di SABATO 2 LUGLIO 2016. RODOLFO DI GIAMMARCO, a pag. 34 de LA REPUBBLICA del 2 luglio, scrive di ROBERT WILSON, Attore, Performer, Musicista, insomma "Uomo di Teatro", in un articolo-intervista, intitolato: "Robert Wilson. Sono un texano con il cuore zen". Cito da questo articolo: "Il silenzio manomesso con cui fino ai suoi 17 anni Wilson si confrontò fu un sintomo di balbuzie. Un impedimento che forse si tradusse in una percezione spaziale, fisica e mimetica, piuttosto che verbale, da cui lo sanò una terapeuta, Miss Hoffmann, istruttrice di danza. "Lei mi diceva solo: rallenta! Stavo balbettando ed era come se stessi correndo sul posto. Seguendo le sue raccomandazioni, moderai la mia parlata, e riuscii a superare il disturbo del linguaggio".

7 giugno 2015

Lettura pubblica di poesie.


Lo STUDIO DE PAS di Psicologia e Psicoterapia e il MOMAMAMO TEATRO
hanno organizzato una Lettura pubblica di poesie tratte da: 


ORA NONA, Prova d'artista / Galerie Bordas, 2013 - con disegni di Valeria Manzi - e
 
PER RESTARE FEDELI, Transeuropa-Nuova poetica, 2013
Di Stefano Raimondi.

Lunedì 8 Giugno, ore 20.30
 Presso la Sala di Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, Corso Buenos Aires 75, Milano.

Sarà presente l’Autore.
Vi ringrazio per la Vs. presenza a questa serata di incontro su “parola, poesia, teatro”.
Roberto De Pas

Segue il link:



20 aprile 2015

La balbuzie di Mosè (da Facebook).

Belle DireRoberto De Pas, la balbuzie di Moshe presenta (secondo la mia dislettura), nel suo parlare al Popolo, in Nome di colui che sarà quel che sarà, l'immagine prospettica di una storia nuova, perché scritta in un'alingua che non è più la lingua dell'adeguamento all'ordine comune, prescritto. Io penso che la balbuzie sia una sfida all'ordinamento della prosa, ai documenti, al nome anagrafico.

‪Belle DireRoberto De Pas, un Suo commento di qualche giorno fa, mi aveva già fornito l'estro per accennare qualche notazione sul caso di Moshe e della sua balbuzie, lasciando però aperto il Caso a quel che, con piacere, aggiungo ora. La balbuzie di Moshè è descritta come impedimento alla bocca perché non circoncisa. La circoncisione, in Ebraico, si dice Brit Milah = Patto di Parola. Patto, che io direi anche associazione. Mancando il Patto/associazione è come a dire che la Parola è discontinua, intervallata. Ma l'intervallo tra l'espressione linguistica e l'immagine non è forse strutturale, originaria, che non può togliersi? Non c'è forse tra Ro e berto e De e Pas un varco equivocante che consente di immaginare un'altra storia che non quella di Roberto De Pas, sé stesso tutto d'un pezzo? E se questo varco, questa vacanza di Patto di Parola, la chiamiamo balbuzie, essa diventa una chance di narrativa in libertà. Hag Pesach Sameach!


‪Roberto De Pas‪ Belle Dire, devo assolutamente trovare il tempo per rispondere a quanto scrivi in merito alla balbuzie. E lo farò quanto prima, perché davvero stimolante. Non solo per me, ma anche per stimolare pensieri nuovi in persone che quotidianamente hanno a che fare con la balbuzie, in termini spesso considerati da loro stessi invalidanti. Ti chiedo, quindi, l'autorizzazione a riportare sul mio sito "curarelabalbuzie.it" le tue parole. Io sono psicologo psicoterapeuta e, interdisciplinariamente, mi occupo di balbuzie. E di altre "logopatie". Grazie se mi darai il tuo consenso. Grazie se riterrai di non volermelo accordare. Hag Pesach Sameach anche a te.


‪Belle Dire‪ Rob, erto di passo, ok

Riletto a distanza di tempo, questo scambio su fb lo trovo ancora molto stimolante. Certamente un gioco, condotto sulle parole, ma un gioco che invita a guardare la balbuzie come un disturbo della comunicazione, e, conseguentemente, una logopatia.La sua terapia, quindi, sarà interdisciplinare, tra linguistica e fonetica da una parte, e psicologica dall'altra (riferita in particolare al tema, ampio, della comunicazione) 
7 Luglio 2016.

24 febbraio 2015

LA POESIA SALVA LE PAROLE.

LUGLIO 2016.

Una serie di lezioni all'interno del nostro
Corso di Teatro per la Cura della Balbuzie e delle difficoltà espressive,
organizzato dal MOMAMAMO TEATRO.


I poeti lavorano di notte 

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,         
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

(da "Destinati a morire")


Stefano Raimondi ci legge questa poesia di Alda Merini.
Con questi versi dà il via alla sua terza lezione del Seminario “La Poesia salva la Parola”, organizzato dal MOMAMAMO TEATRO, all’interno del Corso di Teatro per la Cura della balbuzie e delle difficoltà espressive.
Per noi, è importante assistere alle letture di un poeta, alla sua dizione, alle sue pause, al suo tono di voce. Anche alle sue emozioni. Di lettore e di poeta.
Questa lettura è anche il mezzo, il pretesto, il prijom per dirla col linguaggio dei registi russi dei primi del Novecento, l’introduzione: per parlarci dell’importanza della parola nella poesia. Non a caso abbiamo dedicato a questo tema, poesia e parola, tre nostre giornate.
Dice Raimondi:
1.    La poesia leva, più che mettere, le parole. Quindi, una capacità di sintesi, totalmente funzionale all’espressività. Ma anche un omaggio al lettore (ascoltatore) e alla sua libertà interpretativa, affinché questi se ne impossessi, la faccia propria e la viva secondo la propria interiorità. Qui sta il fondamento della comunicazione.
2.     Le parole hanno una storia. La loro storia personale, ma anche la storia di quel poeta, in quel particolare momento. Le parole hanno la loro storia e sono la nostra storia, di ognuno di noi.
3.     Le parole hanno un tu.
4.     La parola deve essere responsabile e rigorosa.
5.     Con la parola, ci esponiamo. E non possiamo farne a meno


E la lettura?
La lettura è un movimento di uscita, che deve anche tornare indietro. Grazie a chi ci ascolta. La lettura è parte della nostra vita. L’arte della lettura è un gesto di trasformazione: lèggere non è mai atto puro, c’è sempre qualcosa di noi, del lettore. La lettura è rivelazione di sé. La lettura maneggia e manipola il testo. La consapevolezza di questo percorso intimo del lettore, durante l’atto del leggere, fa della lettura un atto del sé, che, quindi, dice, manifesta qualcosa di noi.
Quindi la lettura è un atto di relazione.


Gli esercizi di lettura nella cura della balbuzie hanno importanza fondamentale, perché consentono al lettore di stabilire con il proprio “parlato” un rapporto di conoscenza, quindi di dominio. Un dominio e una sensazione di potere sul linguaggio che, poi, si trasferirà anche sulla gestione della conversazione spontanea, del dialogo con il tu;  per stabilire sincronia tra fonazione e respirazione; per percepire e conquistare, nell’uso della propria parola, la capacità di “tenere”, dominare, la trasformazione del pensiero pensato in pensiero parlato, quale è l’atto del comunicare: un percorso, un processo che devono tener conto dei tempi imposti dalla fisiologia del linguaggio.
La lettura, così concepita, porta il lettore alla consapevolezza del proprio strumento linguistico e di come usarlo, giungendo a una demistificazione della balbuzie. Il linguaggio si disvela al parlante in tutte le proprie potenzialità. Parlare diventa, allora, un gesto di ricchezza e creatività e non più un ansiogeno atto cui molto malvolentieri ci si deve sottoporre. Si impara a giocare e a divertirsi con il proprio linguaggio.
La lettura della poesia possiede la capacità di accentuare la creatività del lettore/interprete. La poesia è una composizione che deve essere rispettata dal lettore. La sua lettura riempie anche lo spazio bianco del foglio, che è spazio bianco della poesia. Il lettore deve andare a capo secondo i versi, deve rispettare l’a capo. La lettura resterà pura lettura: la parafrasi è la morte della poesia. La parola deve essere sostenuta, data, offerta, letta con lentezza. Ogni verso della poesia è il peso del romanzo, lì dentro contenuto. Non dobbiamo correre. E dobbiamo far sentire le parole della poesia. Anche per dare al lettore il tempo di capire.
E' stata posta una domanda a tutti i presenti, che dovevano rispondere poi con un breve scritto: cos'è la parola?.
Trascrivo alcune risposte dei nostri partecipanti al corso.

1. La parola è l'avverarsi del pensiero: il potenziale si realizza in un percorso senza fine, che è la ricerca di sé con sé e di sé con gli altri. La parola libera dai vincoli, nel momento stesso in cui ci crea il vincolo del linguaggio. La gabbia apre le sbarre per farci scoprire le gabbie, altre, da cui liberarci.

2. la parola è un fluido che permette di porre in relazione le persone. E' ciò che esprime la nostra musicalità e quella dell'altro.

3. La parola è un ponte che comunica delle idee da una a più persone.

4. la parola è una modalità espressiva di sentimenti, emozioni o anche solo informazioni.

5. Con la parola comunichiamo e, come degli artisti, ceselliamo il nostro messaggio per esprimere qualcosa di noi.

Ecco, qui di séguito, alcuni appunti presi durante la lezione di Stefano Raimondi La Poesia salva la Parola, tenuta presso lo Studio De Pas.

Le Parole pro-fferite creano l'incontro con tutto ciò che le parole hanno di potenziale. Le parole vengono scelte e trascelte. La parola poetica si carica di esperienze: io non vedo differenza tra la poesia e la stretta di mano (Paul Celan), perché la parola va incontro all'altro. E se noi prestiamo cura alle parole, le parole si cureranno di noi. La parola diventa, allora, un rimpatrio, perché ci fa tornare a casa, ci permette, cioè di essere in noi, per gli altri, e quindi riconosciuti, cioè conosciuto anche da me stesso.La parola è un'aderenza, una pelle.
Le parole si  -e ci-  prendono per mano, noi vogliamo conoscere le parole che ci danno sostanza, e ci fanno "tornare a casa", consentendoci una sempre maggiore conoscenza di noi stessi.
Le parole vanno protette e la parola va modellata.

Viene quindi posto, ai presenti, questo metaforico quesito:
Se uno Stato dittatoriale volesse bruciare tutti i dizionari, quale parola salvereste? Una sola parola da salvare: la vostra, quella con cui pensate o sperate di poter sconfiggere quella dittatura. Quale parola?
Pensateci anche Voi, che state ora leggendo. Quale parola?

Stefano Raimondi ci ha raccontato, poi, queste parole scritte, in prosa, da Antonio Porta: io scrivo poesie per vendicare tutti i bambini.

La parola si fa traccia: secondo il filosofo francese Emanuel Lévinas, la parola è una traccia, cioè un reperto, una possibilità di un ritrovamento. Mentre il tempo diventa il passato che passa, la parola rimane solida, sempre presente nel tempo: una traccia di noi stessi. A questo si aggiunge, nella poesia, che la parola, quindi la parola poetica, è carica di un’esperienza: si carica dell’esperienza del dire, dell’eaperienza del linguaggio. La poesia crea un deposito di pensiero e di sensazioni in chi la sente, in chi l’ascolta.

Antonio Porta: Scrivo poesie per vendicare tutti i bambini. Le persone presenti sono invitate a commentare questa “poesia in prosa” del poeta contemporaneo A. Porta.
Riporto alcuni interventi:
  1. Mi ricorda il Piccolo Principe.
  2. La poesia e le vicende umane.
  3. La poesia imbriglia il bambino. Ed è giusto che lo faccia. Ma, nello stesso tempo, gli toglie la libertà e la spontaneità comunicativa.
  4. La poesia libera tutto.
  5. Ai bambini è tolta la libertà da parte del potere del linguaggio, che risiede nel mondo adulto.



IL MESSAGGIO IN UNA BOTTIGLIA


Osip Mandel'štam
[da: “Dell'interlocutore” in La quarta prosa,1928]

“Ognuno ha i propri amici.
Perché un poeta non si dovrebbe rivolgere ai suoi, a persone a lui vicine per natura?
Il navigatore in difficoltà getta nelle acque dell'oceano una bottiglia sigillata con il proprio nome e il racconto della propria sventura.

Molti anni dopo, vagando per le dune, io ritrovo nella sabbia questa bottiglia, leggo la lettera, conosco la data dell'evento e le ultime volontà dell'annegato.
Ho il diritto di farlo.
Non ho aperto una lettera altrui.
Il foglio sigillato era indirizzato a chi avrebbe trovato la bottiglia. L'ho trovata io.
Dunque sono io il misterioso destinatario!
La lettera non è indirizzata a nessuno in particolare. Ciò non di meno essa ha un destinatario: colui che per caso noterà la poesia nella sabbia […]
Quando parliamo/scriviamo noi cerchiamo il viso dell'interlocutore.

Paul Celan
[da: Allocuzione Premio Brema- 1960]

La poesia, essendo non per nulla una manifestazione linguistica, e quindi dialogo per natura, può essere un messaggio nella bottiglia, gettato nel mare nella convinzione – certo non sempre sopportata da grande speranza – che esso possa un qualche giorno e da qualche parte essere sospinto a una spiaggia, alla spiaggia del cuore, magari.

Le poesie sono anche, in questo senso, in cammino: esse hanno una meta.
Quale?
Qualcosa di accessibile, di acquisibile, forse un “TU” o una realtà, aperti al dialogo.”